“Il potere del cane”, Don Winslow
Deliver my soul from the sword; my love from the power of the dog.
Premetto al volo un paio di cose: intanto, che questo genere (noir o hard-boiled o poliziesco o comunque vogliate chiamarlo, tanto alla fine esula da tutte queste definizioni e poi spiegherò perchè) non è tra i miei favoriti, anzi non lo leggo quasi mai.
Poi, che a questo libro sono arrivato nella maniera forse più improbabile, cioè tramite una citazione in uno dei fumetti del noto disegnatore romano Zerocalcare.
Fine delle premesse, passo subito al punto: “Il potere del cane” è una bomba.
Comunque ci sia arrivato, in qualunque genere vogliate incasellarlo, posso solo dire che è un libro che vi terrà prigionieri fino all’ultima pagina, poi chiederà un riscatto ma nel frattempo avrete sviluppato una tale sindrome di Stoccolma che tutto quello che vi resterà da fare, una volta liberi, sarà aspettare l’uscita del tanto annunciato seguito, “The Cartel” (e sul film di futura uscita).
E a quel punto ricomincerà tutto daccapo.
“Il potere del cane” di Don Winslow basa la sua storia sulle vicende del narcotraffico in Sudamerica (in particolare in Messico) che vengono ad intrecciarsi alle vicende sociali e politiche dei vari Paesi, oltre che a quelle dei vicini Yankee.
Tutto qui? Non proprio, visto che Winslow fa sfilare, nella sua storia, la mafia vecchio stile di New York, gli eserciti clandestini comunisti, i servizi segreti deviati, i giochi di potere del Vaticano e tantissimo altro. Non solo: gli snodi importanti della storia si rifanno a fatti realmente accaduti (come la famigerata Operazione Condor, e il terremoto di Città del Messico) e a personaggi reali, come il patron Pablo Escobar.
I personaggi, già: come da copione (specie in questo genere), Winslow ci presenta il buono da una parte –l’agente della DEA Art Keller– e il cattivo dall’altra –il patron Adan Barrera. In più il buono è l’americano, il cattivo è messicano. Tutto nel clichè, sembrerebbe.
Bastano poche pagine per capire che le cose non stanno esattamente così. “Il potere del cane” racconta le vicissitudini di un pugno di personaggi lungo l’arco di oltre vent’anni, e nessuno di essi è dato per scontato. Ognuno di loro, prima o poi, si trova a dover prendere una decisione importante, a doversi sporcare le mani, e, dopo, a fare i conti con le conseguenze. Spesso ad azioni genuinamente ben intenzionate seguono risultati disastrosi ed imprevisti.
Pur distinguendo sempre tra buoni e cattivi, Winslow mischia con mestiere le carte. Nessuno dei suoi personaggi è innocente. In momenti estremi, ci si può perfino trovare a parteggiare per i cattivi. I buoni, dal canto loro, si fanno a volte prendere dal “potere del cane”, quella forza istintiva, irrazionale, che può trasformare il bene in male, fino a cancellare ogni confine.
Per quanto mi riguarda, ho letto “Il potere” in lingua originale, e l’ho trovato incredibilmente scorrevole, con una prosa tagliente, cazzuta, mai stereotipata. Averlo letto in formato ebook mi ha forse salvato dallo shock di vedere le 700 e passa pagine tutte insieme, ma posso assicurare che non sono un problema: una volta iniziato, vorrete sapere come va a finire, e vorrete saperlo in fretta. Alcuni personaggi principali usciranno di scena in maniera imprevista (niente spoiler, tranquilli!), e i colpi di scena non mancano. Da parecchio non mi capitava un libro di quelli che sfrutti qualsiasi momento per macinare altre pagine, o che ti fa mormorare “Cazzo!” nel cuore della notte mentre la tua ragazza ti dorme al fianco.
Il riferimento a fatti storici reali dà una cornice interpretativa importante, e distingue questo libro dal classico noir o thriller, gettando molte ombre non solo sulle vicissitudini sudamericane di quegli anni, ma anche sulla condotta degli Stati Uniti. Come detto, nessuno esce innocente da questo libro.
Niente difetti, stavolta, ma solo applausi per Winslow, che sa creare un mondo credibile e spietato, e una storia che non perde mai colpi.
Leggetelo. Non ve ne pentirete.
No Comments