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Mi siedo di fronte al cielo blu con le sue nuvole bianche e stendo il solito schermo srotolandolo fino all’orizzonte e su quello schermo proietto il cielo che mi sento dentro Ed il panorama diventa tempesta che allaga tutto pioggerella fitta che inzuppa senza fretta qualche volta sole accecante di altre mattine lontane Ed il cielo diventa casa dall’altra parte del mondo diventa ricordi coi loro odori di terra marcia a settembre e venti d’estate si fa paura del futuro e progetti da aprire il cuore Poi nelle domeniche migliori riesco a riavvolgere lo schermo a riporlo insieme a penne e diari e mappe e finalmente vedo il cielo per quello...

Se potessi mi porterei dietro le pietre e i sassi l’acqua verde del mare dopo la tempesta quella trasparente di quando tira scirocco mi porterei l’indolenza del dopopranzo l’abbraccio da dopoguerra l’odore dei sentieri intrisi di sale le spiagge deserte di settembre quelle golose delle notti d’estate mi porterei il ciabattare verso casa, dopo il mare quei tramonti di fine estate la vista delle isole e del sorriso di mia madre mi porterei anche i guai e i problemi che non sembrano mai mancare anche se sono sempre gli stessi e ne parliamo con nuove parole mi porterei la confortevolezza delle tradizioni degli amici che ti dicono tutto sempre con le stesse espressioni mi...

Come poggiare una boccetta d’inchiostro su un fazzoletto e anche se la boccetta è perfettamente chiusa ritrovare poi il fazzoletto completamente intriso d’inchiostro E in quell’inchiostro ritrovare le parole che non riesco a scrivere che non trovo per parlarne che lasciano il volto a dire quel che io non so più dire E questo volto ritrovarlo assorto a osservare il cielo che pare d’un solo colore ad ascoltare suoni dal balcone che sembrano tutti sottovoce o troppo forti comunque distanti Ed in quel balcone restare per ore gesti lenti occhi pesanti tempi sospesi ed il telefono spento di quando non voglio che nessuno mi rompa i coglioni e desidero che me li rompano Di quando non so spiegare come mi sento quando mi sento...

  Vedendo gli scaffali vuoti ai supermercati in televisione voglio pensare che sia stato un errore una lista della spesa finita male un calcolo prudente dopo serate a mangiare thailandese Voglio pensare che sia stata un’invenzione un complotto dei giornali per aver qualcosa di cui parlare della lobby -una qualunque- che ci vuole tenere tutti in tensione Voglio pensare che sia stato un modo strano di volersi bene un rimedio per quelli che hanno più culo che anima un regalo bizzarro alla nostra parte più bambina Voglio pensare che quei chilometri di carta siano serviti a scriverci poesie e buone intenzioni e lettere per chi è solo come noi Che siano serviti ad asciugarci dopo aver fatto l’amore per ore o anche solo per farci le mascherine come in quel...

  Le strade deserte al sorgere del sole le strade deserte all’imbrunire le strade deserte che lasciano il cielo a respirare e l’unico rumore è quello di un telegiornale Le strade deserte coi suoi enormi viali ormai vuoti con noi che ci siam fatti piccoli per poterli spiare da un balcone Le strade deserte piene di voci invisibili indistinte con i randagi a riprendersi le città interrotti solo da stivali e camionette di questa malintesa guerra al silenzio Le strade deserte col vento a scuoterle con la pioggia a bagnarle con le sirene a dilaniarle prima di tornare a dormire Le strade deserte percorse da file stupite in coda per poter continuare a progettare figli e vacanze da dietro un portone Le strade deserte le uniche dov’è già...

(Questo monologo inedito è stato messo in scena il 3 novembre 2019 a Sydney, con musica di Marco Lucchi e lettura di Davide Schiappapietra: potete cliccare qui per il video. Mattia Pascà è il protagonista di “Latinoaustraliana” (2015, Nativi Digitali Edizioni), il primo romanzo sulla cosiddetta “generazione Working-Holiday”. Potete trovare maggiori informazioni sul libro, e su dove acquistarlo (anche in Australia) cliccando qui).   Quando sono arrivato per la prima volta a Sydney, in una fredda sera d’agosto, ero tante cose: un italiano stanco, un siciliano ancora più stanco, un laureato...

  Di corsa vedo il panorama solo di sfuggita -i luoghi che si perdono le facce che si confondono Di corsa penso solo alla prossima tappa ogni tanto a quelle passate mai a quella che sto percorrendo Di corsa illuso di riuscire a fare tutto quel che ho da fare pronto sempre a sabotarmi a farmi inciampare Di corsa convinto di poter battere il Tempo E lui è già lì ad aspettarmi al traguardo in una corsa in cui si parte bambini e si finisce sempre troppo presto e troppo tardi in debito di ossigeno, di sonno, di ricordi, di progetti E intanto continuo a correre. Marco Zangari © 2019  www.marcozangari.it Pagina Facebook: Marco Zangari   Foto di composita da Pixabay...

Un Paese ci vuole ci vuole una scadenza una vacanza un sonno di 8 ore ci vuole un abbraccio e poche parole Ci vuole poter respirare nel buio panico delle cose da fare Ci vuole una sorpresa una casa alla quale poter tornare Ci vuole potersi fermare e sentire il sangue che scorre nelle vene Ci vuole sempre un po’ di amore Ci vuole. Marco Zangari © 2019  www.marcozangari.it Pagina Facebook: Marco Zangari    ...

  Folletti del sonno ci prendono a cazzotti le palpebre ci tormentano ai fianchi insieme agli appuntamenti alle sveglie puntate su noi ancora bendati al muro con un ultimo desiderio -poter dormire- e ondate di ricordi, di incertezze di futuri incompiuti, di letti sfatti a salire piano dalle valigie vuote per metà a conficcarsi nei nostri cervelli imbevuti di stanchezza e sogni nella sospensione incorporea delle ore prima dell’alba a maledirci, a ridere di quello che siamo a protestare sul da farsi e a farlo lo stesso meccanicamente trasognati & soffusi in impaziente attesa di quel meraviglioso letto. Marco Zangari © 2019  www.marcozangari.it Pagina Facebook: Marco Zangari    ...