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  Quando tutti sono andati via -la musica più bassa, lenta i bicchieri rovesciati, il disordine- ti siedi, finalmente lo sguardo che fissa tutto e niente stanchezza alle gambe pensieri che scivolano e vengono tagliati in due dalla luna anche il drink che stai bevendo ha un sapore diverso da quello della festa -e lo bevi anche per motivi diversi Quando tutti sono andati via realizzi che non tutti sono andati -molti hanno lasciato all’inizio altri a metà quando le cose si facevano interessanti alcuni avevano promesso di venire ma poi avevano avuto da fare altri ancora ti aspettano fuori- ma non tutti sono andati e tra il fumo li vedi, li riconosci -anche se sbronzi...

  – Skye ed io uscimmo ad aspettare l’autobus per la città. Era prestissimo e già c’era fila per salire. Riuscimmo miracolosamente a trovare due posti liberi. La gente aveva facce terribili, facce stitiche, già svuotate. Ti veniva da chiederti come avrebbero fatto ad affrontare 5, 8, 10 ore di lavoro con quelle facce lì.  Sembravano già finiti prima di cominciare. Li mandavano avanti come pupazzetti. Avrei trovato normale se qualcuno si fosse alzato e si fosse messo a urlare e mandare tutti affanculo, invece non accadde nulla. Le...

  Il Pacifico era proprio davanti a me. Ci guardavamo incerti, come amici che non si sono mai visti ma sono amici lo stesso. Amici che pensano che dovrebbero abbracciarsi ma sono troppo emozionati per fare qualsiasi cosa. Avevo davanti quella distesa blu che si confondeva con il cielo e con tutti quei sogni che avevo fatto senza crederci, molti anni prima. Lasciai che l’oceano mi entrasse dentro. Guardai l’orizzonte dal quale ero venuto, e capii che ne esistevano tanti altri. [image_with_text image='http://www.natividigitaliedizioni.it/wp-content/uploads/2015/09/14-500x500.jpg?04ca9d' title='' title_color='' title_tag='']   [/image_with_text] Sydney è una città perfetta per quando ti senti...

  – Scovai un muro pieno di nomi. Era il Welcome Wall, e quelli erano solo alcuni dei milioni di emigranti che avevano fatto di Oz la loro casa. Dando un’occhiata veloce, si trovavano tantissimi nomi italiani. Ti chiedevi come doveva essere stato, arrivare dopo un viaggio così lungo in una terra sconosciuta, dove fa caldo a dicembre e freddo ad agosto. C’erano delle frasi di alcuni emigranti. Alcuni dicevano di essere scoppiati a piangere, all’arrivo. Altri avevano paura. Non vedevano città, case, niente. Un’altra lingua, un altro clima....

  La casa era tutta dipinta di giallo un giallo senza luce e senza forza -tutta, anche le grondaie le finestre e le porte Il tetto era formato da tegole un tempo verdi abbrustolite dal sole graffiate dal vento E sotto il tetto una scritta “FUNERAL HOME” Davanti alla casa un paio di auto parcheggiate perse sotto un cielo terribilmente blu Tutte le altre auto sfilavano lentamente davanti bloccate nel traffico sprecavano carburante, intente ad avvolgere tutto nel loro fumo a non riuscire a pensare oltre l’ora di pranzo a desiderare solo che fosse sera per poter finalmente tornare a casa. Marco Zangari © 2014 www.marcozangari.it Pagina Facebook: Marco Zangari Poesia contenuta in "Chi ha bisogno di Rivoluzione quando invece può andarsene...

  Quando ti trovi a dover aspettare l’esito, potenzialmente negativo, di qualcosa, cominci inconsciamente ad escludere alcune parole e associazioni dalla tua mente. Almeno, io faccio così. È il mio solito pilota automatico, che entra in funziona non appena si alza la nebbia (una più spessa del solito, in ogni caso) e non si riesce più a distinguere bene quello che c’è davanti. A quel punto, ci sono solo due scelte: o bloccarsi ed aspettare che la nebbia passi, o tirare dritto con quello che si ha, contando, di...