Finzioni

 

L’altro giorno passeggiavo nel mio quartiere. Si trova ad una quindicina di chilometri dal centro, ed è considerata una delle periferie lontane. Come successo già altrove, stanno costruendo un po’ dappertutto. Il boom della casa, che da queste parti sembra non conoscere mai crisi. Sindaci e investitori continuano a dire che terrano i prezzi bassi, una volta che le costruzioni saranno terminate.
Quello che succederà, invece, sarà che venderanno appartamenti con una stanza da letto a partire da 500.000 dollari, ma questa è una stima ottimistica. È già successo da altre parti, sempre con lo stesso copione. Eppure anche stavolta fingeremo di stupirci che il prezzo sia schizzato alle stelle, così come ci stupiremo del fatto che, in una città a rapida espansione, la periferia tende sempre più ad allontanarsi, ed il centro ad avvicinarsi. Ci stupiremo che nessuno sapeva niente, che i soliti investitori sempre gli stessi ci lucreranno sopra, che la gente dovrà continuare a fare mutui per tutta la vita e anche oltre, temendo ogni alito del loro capo al lavoro. Ma d’altronde è normale in un Paese che ancora finge di non sapere che la popolazione, volente o nolente, aumenterà, e questo vorrà dire meno lavori e meno soldi ma probabilmente più realtà, un po’ più di Duemila in questi caparbi Anni Ottanta downunder. Allo stesso tempo fingeremo di stupirci ad ogni nuovo scandalo politico, ad ogni corruzione svelata, ad ogni mazzetta, ad ogni inciucio che ci ha cambiato la vita, a volte sottilmente, altre meno.
D’altra parte non voteremmo più, se non avessimo questa finzione dalla nostra. Dobbiamo far finta di credere che il sistema può funzionare –nonostante i naufragi passati- sennò cosa ci resterebbe da fare?
E insomma, da questo pensierino fatto gironzolando allegramente vicino casa, ho cominciato a pensare a questa finzione, a questo velo di Maya, a queste cazzate consapevoli che ci raccontiamo, per riuscire poi a fare una faccia di culo sorpresa con convinzione. Il mondo ci cambia intorno, e noi sembriamo sempre capitati lì per caso. Il mio amico R. dice che siamo alla frutta ma la gente non se ne accorge –lo vedrà solo quando è troppo tardi.
Io non sono del tutto d’accordo, e di certo non perchè abbia una stima particolare della gente, anzi. Penso solo che sappiamo più di quello che vogliamo mostrare. Solo che, o non possiamo o non vogliamo farci nulla. O sarà anche che non sappiamo come comportarci, e allora nel dubbio è meglio far finta di niente.
No, lo sappiamo cosa non va, e sappiamo anche come finirà, ma andiamo dritti lo stesso, fingendo, recitando, un po’ come attori di un horror che già sono coscienti all’inizio che verranno sbranati dopo 10 minuti di film ma devono recitare lo stesso le loro battute.
Eppure non ci facciamo niente. Per ignavia, per inerzia, per (presunta) ignoranza, per stanchezza. Rifacciamo sempre le stesse cazzate, e poi ci stupiamo del risultato come fosse la prima volta.
Ma questo forse non riguarda solo il mondo là fuori. Anche noi facciamo lo stesso. Ogni giorno ci immergiamo in un mare di scuse, di difese, di appuntamenti saltati. Fingiamo di essere sempre impegnati, e poi sprechiamo male le nostre ore. Fingiamo di riprometterci di fare quella telefonata, e poi perdiamo tempo a messaggiare qualunque altro stronzo.
Fingiamo di essere qui per sempre, di avere tutto il tempo per fare tutto quello che vogliamo.
E forse è proprio per questo che fingiamo. Perchè pensare che il tempo potrebbe non bastarci, è un pensiero che è più grande di noi, dei nostri progetti, della nostra quotidianità a misura di ore e minuti. Perchè sapere già tutto vorrebbe dire, spesso, rinunciare in partenza –e magari anche perdersi qualche imprevisto di quelli buoni, che per una volta cambi il finale di questo giro di poker con le carte truccate.
Fingiamo di essere eterni –e in quell’eternità, ce la prendiamo comoda per decidere cosa fare del nostro corpo e anche di quello che ci sta dentro.
Allora anche scrivere un post per il solito Morgana può servire a impegnare quel tempo, a far finta che si parli di cose serie e che anche oggi è stato speso bene, e poi domani, e poi domani chissà.
Dimenticavo: buona Pasquetta (se ci avete capito qualcosa).
Alla prossima,
Zango

 

Marco Zangari © 2015
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