“Il cartello”, Don Winslow

“Maybe money can’t buy happiness, but it can rent it for a long time”

Non sono così sicuro che “Il potere del cane” –il potente drammone sul narcotraffico messicano (e mondiale)- necessitasse di un seguito, ma sono davvero contento che Don Winslow l’abbia scritto.
Del “Potere” ho già scritto lungamente sul Morgana (potete leggere la recensione qui), e il discorso resta valido per “Il cartello”, nuova opera dello scrittore americano che fa tornare in scena (in maniera forse un po’ troppo “hollywoodiana”) i due protagonisti della scorsa avventura: l’agente della DEA Art Keller, e il patron Adan Barrera, sopravvissuto alla scorsa vicenda e che, all’inizio di questo secondo capitolo, si ritrova in carcere, dopo essere stato catturato dallo stesso Keller.
Inutile dire che in quella cella non ci resterà a lungo, e che Art Keller sarà chiamato alla resa dei conti –compresi quelli lasciati in sospeso nel primo libro.
Keller e Barrera sono, tra l’altro, gli unici personaggi “superstiti” del precedente libro. In “The Cartel” troviamo tutta una serie di nuovi personaggi, dall’istrionico spacciatore Eddie al giornalista Pablo, protagonista della storia più toccante e “dura” del libro, e che contribuisce a fare di questo romanzo un’opera di denuncia.
Rispetto a “Il potere del cane”, infatti, la storia di “The Cartel” si concentra negli ultimi anni, e contribuisce a far vedere come i narcos continuino a spadroneggiare al di sopra di qualunque legge, anche adesso che siamo ben lontani dai tempi del famoso “capo dei capi” Pablo Escobar.
La storia, meno varia di quella del “Potere” e forse con personaggi meno efficaci del primo capitolo, ha il merito di portare sotto gli occhi il Messico dei giorni nostri, e cosa davvero comporta la guerra alla droga in quella parte di mondo. Winslow, come sempre, si è lungamente documentato prima di scrivere, e molte parti del libro, per quanto difficili da digerire, sono sempre fondate su fatti realmente accaduti. Ed è questa la forza che tiene incollati alle pagine di “The Cartel”: mentre leggiamo di come la guerra tra i ferocissimi “Zetas” e il cartello del patron Barrera svuota le città e le devasta come solo una vera guerra potrebbe fare, ci chiediamo come sia possibile una cosa del genere oggi, e come mai ne sappiamo così poco. La vicenda di Pablo, e dei giornalisti che vengono piegati al volere dei narcos, ne dà una possibile spiegazione.
Per quanto meno avvincente del “Potere”, “The Cartel” si lascia leggere facilmente, e fa restare in attesa del tanto atteso scontro finale. Non ha l’ampio respiro del primo, e alcune parti sono un po’ statiche, col body count che sale e finisce con l’anestetizzare l’interesse per la storia. Se siete pigri, Winslow ha da poco dichiarato che sia il “Potere” che “The Cartel” verranno trasposti in film.
E’ comunque una lettura godibilissima, che vi terrà attaccati alle pagine, ed è sicuramente da non perdere se avete già letto “Il potere del cane”.

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