Scrittore Latino Australiano | Marco Zangari
Scrittore italiano emigrato a Sydney, autore di Latinoaustraliana, che racconta la vita dei giovani italiani trasferiti in Australia in cerca di lavoro.
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  Ho una sensazione -che non dovresti trovarti stasera con quest’uomo troppo folle per vivere con gli altri Bevine uno e anch’io me ne verserò, non temere -ecco, brava bevine uno per tutte le infinite volte che questa vita ti pare sprecata bevine uno per ogni volta che sai che c’è solo questa, e pazienza bevine uno per questa nostra notte piovosa e senza senso Non è amore quello che voglio stasera, lo sai bene fammi solo riempire il tuo bicchiere Bevine uno per le macchine che si bagnano fuori sotto il cielo gelido fuma pure, se vuoi e poi bevine uno Bevine uno per ciò che ci hanno tolto e noi sapevamo bevine uno per l’ottimo furto su queste tue labbra così tristi che non...

  Nel sogno mi trovavo in giardino. Era quello di casa, ma allo stesso tempo era troppo vasto per esserlo. Più che vasto, sembrava dilatato. Ogni volta che ne fissavo i contorni, parevano essersi spostati rispetto alla volta precedente. Solo le buche nel prato, le imperfezioni della staccionata me lo ricordavano, come se fosse una versione migliorata del mio giardino. Un cane era legato alla staccionata, vicino al palo dove stendiamo i vestiti. Il palo era vuoto, nudo come un albero in autunno, con braccia metalliche supplicanti sotto un cielo...

  Anni fa ho lavorato in una farm in Queensland, in un posticino scordato da Dio, dalle mappe e dal GPS a tre ore di macchina da Cairns. Io e Valerio, mio amico d’infanzia, raccoglievamo lime e mango e dormivamo in una piccola capanna a ridosso della piantagione. Erano giornate piene, faticose fino allo stremo, sudate da non dire. Di quelle giornate ho già scritto ampiamente in Latinoaustraliana, il mio romanzo. Non penso spesso a quel periodo, ma quando lo faccio, è sempre con piacere –come se dimenticassi la fatica,...

  Nel sogno c’era tanta gente vestita bene, in una villa sfarzosa ma non eccessiva. Doveva essere una festa, anche se non sapevo in occasione di cosa. L’idea era quella di un after-party dopo una presentazione, una prima, un evento in qualche modo importante. Come nei film , ma non esattamente: la gente non indossava smoking e non camminava con calici di champagne. Anche loro, come la casa, sembravano eleganti senza sforzo, in maniera non ricercata. Mi aggiravo tra un gruppetto e l’altro, riuniti a discutere di diversi argomenti...

  una fatica unica un tormento uno sforzo grottesco teso a un cielo dipinto su un muro -la tua faccia di sabato sera è più triste e fasulla di qualunque altro giorno e adesso è finita è notte –serpenti e vermi in quantità su pareti e sonni tutto il vuoto delle strade tutta la fine in ogni cosa nei tetti sul mare nelle giostre ferme negli alberi morti nel panorama depredato di tutte le sicurezze del mattino e i balconi, il silenzio i panni stesi ad asciugare e ancora bagnati nel gorgoglìo segreto putrescente della notte ormai malata di alba estirpo come tanti cancri ricordi troppo freschi per essere già liquefatti -le orecchie mi risuonano del tizio ubriaco che volevo stendere di quelle meraviglie per niente delle risate finte,...