Scrittore Latino Australiano | Marco Zangari
Scrittore italiano emigrato a Sydney, autore di Latinoaustraliana, che racconta la vita dei giovani italiani trasferiti in Australia in cerca di lavoro.
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Destino. Giusto un nome magniloquente per dire qualcosa che non si può modificare. Quando la vita ti dice “E dunque…”, tu annuisci e chiami quel dunque destino. Dopo il bel romanzo “Il senso di una fine” (che avevo recensito qui), mi sono incuriosito leggendo in giro di questo nuovo “Il rumore del tempo” (Einaudi), sempre di Julian Barnes, e nell’ultimo giro in Italia ho deciso di acquistarlo. Il libro racconta dell’esperienza del compositore russo Šostakovič (è evidente che per scriverlo bene ho fatto copia e incolla da Wikipedia, NdA), in...

Ci sono quei libri che –sì insomma, quei libri che ti dici, ma chi me lo fa fare? Che ti viene voglia di chiudere tutto, dare un bacio d’addio a quei 20 euro e sbattere la copia lassù a prendere polvere fino alla fine dei tempi. Capita. Così come capita dopo qualche pagina di Henry Miller. Dostoevskji poi rischi di non aprirlo nemmeno, sconfortato dalle dimensioni del mattone. Eppure, così come capita a chi si addormenta dopo venti minuti di “Apocalypse now”, rischieresti di perdere qualcosa di buono. In questo caso,...

Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più patetiche e ridicole nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi....

    Un giorno qualsiasi. Estate. Terza settimana. Le apro lo sportello e poi la aiuto a infilarsi dentro la macchina, resa irrespirabile dall’afa, dopodichè partiamo. Non ci diciamo molto, ma per me è normale non parlare appena sveglio. Nonostante tutto, nella strada verso l’ospedale sono io che parlo. Le chiedo se vuole un sorso d’acqua, se l’aria condizionata le dà fastidio. Lei annuisce o scuote la testa. La radio che lei mette in sottofondo, con le sue canzoni già scadute e i discorsi sui rientri e sul bisogno di vacanza, pur...

Caro zio, nonostante me lo riprometta ogni volta, dimentico sempre una regola fondamentale della vita: mai mettere insieme settembre e De Andrè. Stavolta magari qualche scusa ce l'avevo, avendo mancato gli ultimi 4 settembre italiani. Eppure il settembre è luogo dell'anima, umido e irrisolto, malinconico e sospeso. E noi, in quel luogo, ci sguazzavamo alla grande. Il settembre al mare, qui nella mia Liuzzo City, voleva dire tante cose: esami universitari preparati di corsa per evitare il militare, lunghi pomeriggi di pioggia, solitudini estreme come non ci fosse stato mai...