Pensieri da una camera buia
“Chi vive per troppo tempo in una grotta, disimpara a tacere” F. Nietzsche
Al buio, le tue percezioni cambiano. E’ diverso da quando sei a letto e il sonno non viene. Qui senti la vita che scorre là fuori, le voci, i rumori della strada, hai perfino sentore del calore del sole. Il buio, allora, diventa solo tuo, una questione che devi risolverti da solo.
E’ per questo che ti inventi dei pensieri che dal buio nascono, e forse lì finiscono.
La maggior parte di noi finisce per vivere una vita insulsa -una vita che, cioè, anche noi riconosciamo come tale. Solo che non lo vogliamo ammettere, e così ci inventiamo ogni sorta di scusa, di cazzata di cartapesta, di illusione a scadenza controllata. Ci imbottiamo di alcol e sogni, ci stordiamo di discorsi sempre gli stessi, e qualche volta finiamo per dimenticarcene, almeno per un po’.
L’arte non deve avere niente di sacro. Uno dei suoi scopi, anzi, è proprio quello di abbattere tutto ciò che viene considerato come tale. Quando l’arte stessa diventa sacra, ha smesso di dire quel che voleva dire. L’arte è rivoluzione perenne.
“Mi sono odiato, mi sono amato, e poi siamo invecchiati insieme” Paul Valery
Nel buio, la mente cammina meglio che nella luce. Privata di quel che chiamiamo realtà, se ne inventa una tutta sua. Ritorna ad essere istintiva, olistica. Riscopre i nomi delle cose. Riconosce i colori delle emozioni. Dall’oscurità emergono delle forme e delle armonie che mai avremmo pensato. Provateci.
Mi dicono di nuove scosse in Giappone, di sparatorie in Brasile e Olanda. Niente di nuovo. E’ solo un altro giorno in cui Dio non risponde al telefono.
La differenza tra la poesia come forma d’arte e la poesia come sfogo e piacere è solo un problema di definizioni. Se la pensi in questi termini devi scegliere, e ogni volta che scegli ti precludi qualcosa. Non si devono avere preconcetti nel creare, non si devono delle spiegazioni a nessuno, non esistono scuole o modelli: ecco perchè abolirei le prefazioni nei libri e le guide nei musei.
Quando stai male, ti sembra di essere più vicino alla verità. Di toccarla con mano e trovarla nitida, sensata, tua. Poi ti accorgi che è come l’amore in tempo di guerra: intenso e necessario per non soccombere, ma non per forza reale.
“Siamo tutti moscerini sul parabrezza della Storia” M. Zangari
Quando ne abbiamo bisogno, troviamo al mondo delle logiche di cui il mondo non sa che farsene.
Il fatto che sia necessario, non vuol dire che mi debba piacere. Capita che da un certo punto in poi tutti ti costringono a fissare gli obbiettivi della vita adulta, che sembra per te l’unica realtà possibile. Molti ci cascano, finiscono per credere di averle pensate loro quelle cose. Per quanto mi riguarda, è come quei vecchi teli sui divani usati nei set dei film porno: sai a cosa servono, ci trovi un motivo, ma ti fa tristezza lo stesso.
Nel buio tocco gli oggetti, li scopro per la prima volta. Ci sono appuntamenti saltati e odore di chiuso: nessun problema. Divento quasi filosofico. Mi viene da pensare che, quando smetti di voler fare sempre la cosa giusta, allora puoi davvero crescere e diventare tutto quel che ti pare. Io ci riesco? Faccio come per chiudere gli occhi, ma sono già chiusi. Allora tocco altro buio con le mani vuote.
E se quello che ci manca fosse un codice interpretativo, come nei romanzi? E se, dopotutto, non avessimo nessun significato nascosto, nessun valore oltre alla trama nuda e cruda, nessun colpo di scena all’orizzonte? Se non esistesse un’altra chiave di lettura, e fosse davvero tutto qui?
L’uomo, in senso generale, viene travolto dall’onda, prima o poi -e spesso, per più tempo.
L’uomo, in senso stretto, è quello che nell’onda rimane ricco e cosciente.
Ricco, anche se ha perso tutto, perchè lottando per la sua vita in fondo al mare ha finalmente capito che ce l’aveva, una vita.
Cosciente, sebbene non impaurito, perchè sa che quell’onda può tornare in qualsiasi momento -ed è pronto ad affrontarla.
“La vita è quello che ti capita mentre stai facendo qualcos’altro” J. Lennon
Cosa pensa un gatto rinchiuso per un’intera giornata in una stanza, da solo? Cosa pensa un uomo rinchiuso nell’Universo per una vita?
Nel buio le voci sono chiare, distinte. Capisci quante parole ti perdi ogni giorno, di quelle importanti, che da sole potrebbero spiegare più di interi discorsi. Forse non siamo fatti per ascoltare, ma solo per aspettare il nostro turno e poi vomitare le nostre tossine notturne su chiunque sia dotato di due orecchie e pazienza sufficiente. Ma quando ti capita di ascoltare, entri in un altro mondo. A volte capita persino di ascoltare sè stessi. Solo allora vi renderete conto di quanto è fastidiosa la vostra voce.
Il senso di quello che abbiamo fatto, da cosa deriva? Dalla cosa in sè o da come la vedono e giudicano gli altri? Da come ci sentiamo noi dopo averla fatta, o da come ci vediamo negli occhi degli altri che ci hanno visto farla?
Il bisogno continuo, esasperante e nascosto, di definizione, di non essere passati e basta, di sapere che, in fondo, qualcosa è rimasto…
Quando tutti vanno a dormire, il tuo buio diventa anche il loro. Milioni di idee di buio che la notte mette insieme, cercando di trovarne il filo, e poi finisce per far pendere sulle nostre teste, instillandoci silenziosamente un disperato bisogno di alba.
“Verrà il giorno in cui la notte sarà il momento per dormire, perchè non avremo più bisogno di farle assorbire i nostri peccati” J. Kerouac
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