Quando tutto rinuncia a star fermo
La vita non è come i film, diceva il personaggio di un altro film.
Nei film non ci sono tempi morti, nella vita ce ne sono parecchi.
Vero. Passi settimane e mesi a loro modo stancanti, intensi, perfino logoranti, ma se qualcuno pronunciasse la fatidica frase “Che fai per ora?” non sapresti che rispondere. La mente andrebbe a cercare ciò che si nasconde all’altra estremità di questa perdita di ore e minuti, e tornerebbe a mani vuote come un cane da caccia mandato a recuperare una preda mai davvero colpita dal padrone.
Che poi, quando superi una certa, i periodi così si risucchiano la stragrande maggioranza del tempo. Schiacciati dal lavoro, dalle preoccupazioni, dai conti, dalla salute, dalla pura e semplice sopravvivenza, tiriamo avanti in apnea, sperando di trovare presto un’aria più respirabile.
Solo che di solito non arriva.
Ti limiti allora a sognare per induzione (mi dicono che è estate, allora probabilmente mi sto divertendo anche se non lo so), a strappare i fogli del calendario, a stupirti della rapidità del tempo, e a scuotere la testa impotente, come se quel figlio di puttana fosse sempre troppo veloce per te.
E lo è, certo. E in un sistema in cui passiamo più tempo con i nostri colleghi che con le persone che amiamo, che ci costringe a pagare rate infinite di cose che smettono presto di servirci, non è neanche una conseguenza così nuova o imprevedibile.
Se vendi il culo, ci sta che dopo un po’ cominci a farti male.
Va sempre così.
No, non sempre.
Dopo mesi di appiattimento, di casini, di fatiche piccole e grandi, di fortune per caso e grandi attese, sembra che stia succedendo tutto insieme.
Agosto è iniziato con un’ondata di gelo anomala per gli inverni australiani, sì, e anche con la cerimonia per la mia cittadinanza. Da giorno 3 sono ufficialmente un australiano. Sono trascorsi quasi 8 anni esatti dal mio primo arrivo qui a Down Under. Ho vissuto tante e tali di quelle esperienze, e sono cresciuto in una maniera che non riesco proprio a far entrare in questi pur lunghi otto anni.
Ho buttato le mie cose in una sacca, me la sono messa in spalla e ho attraversato il mondo. Poteva andare in molti modi: è andata come mai avrei immaginato, nè nel bene nè nel male. È stato un cammino infinito, durante il quale ho lasciato pezzi di me qui e lì, del vecchio me. Con quello che è rimasto, sono riuscito a mettere su la persona che sono adesso, che mai avrei pensato di diventare.
O forse dovrei dire: che mai avrei sperato.
Perchè tra qualche ora –anzi, ormai tra una manciata di minuti- saranno 36 (ah! Speravate di scamparvela col mio post di compleanno, quest’anno, e invece ho solo giocato d’anticipo), e dovrò come al solito guardarmi a quel famoso specchio, ma so già adesso che quello che vedrò mi starà un po’ sul cazzo, un po’ mi smonterà, ma soprattutto mi farà dire: tutto sommato non male, ragazzo.
Poteva andare molto peggio.
È andata molto meglio.
Sarò io con quel numero di anni che nemmeno so mettere insieme, che non mi fa troppo ansia perchè i 40 sono (sembrano) ancora lontani, perchè sono caduto in tante trappole ma mi sono salvato da molte altre, perchè ho attraversato fiumi di merda escendo pulito come un bambino, perchè so ridere ancora come un coglione di me stesso, di queste mie parole, perchè posso versarmene ancora uno e festeggiare con la gente che viene e che va dal Morgana. Perchè oggi sono (anche) australiano, sono un fottuto 36enne, e soprattutto sono pronto a partire, e questo mi rende invulnerabile ad ansie, paure e anche a periodi di ristagnazione, di quelli che non succede niente.
Perchè di roba ne succede sempre tanta, ma siamo noi che non la vediamo. Io, per la ricorrenza, la vedo, e ho deciso di festeggiarla con un ritorno in Italia per vacanza, per rivedere tutti, proprio nel giorno del compleanno. Andando in direzione contraria per i fusi, allungherò ancora di più una giornata che in passato avrei provato in tutti i modi ad ammazzare sul nascere.
E tutto questo per un semplice motivo: mentre gli anni si accumulano, fino a diventare così tanti che rinunciamo a capirli, mentre i periodi morti continuano a marcire davanti ai nostri occhi distratti, qualcosa succede.
Qualcosa succede sempre.
Basta capire la ragione di ogni stagione.
E diventano molti
quelli che ci sopportano solo per una mezz’ora
a cui hai offerto un bicchiere una volta
per vederli sorridere ancora
o vederli ingrassare d’amore
in un giorno qualunque di ottobre
quando tutto rinuncia a star fermo
un pò come i contorni del mare
Qualcosa succede sempre, sì. E una delle più importanti succederà alla fine di questo mese che si preannuncia sudato e goduto. La trovate qui, molti di voi sapranno già di cosa si tratta, e sapranno anche quanto ci tenga. Ne scriverò meglio più in là, in un periodo più calmo (sempre che ci sia, in questo agosto fuori di testa).
Ci si ritrova per i 37 (oddio), ci si rivede dall’altra parte del mondo, ci si risente per la prossima stagione sbagliata, il prossimo giro, la prossima marea, che sia alta o sia bassa.
Basta rinunciare a star fermi.
Marco Zangari © 2015
www.marcozangari.it
Pagina Facebook: Marco Zangari
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