Writers Hotel
quando ero giovane
immaginavo il palazzo
dove stavo
abitato da tutti gli
scrittori
che mi aiutavano a
vivere
facendomi dimenticare
della vita
-in una stanza sul
retro
John Fante si muoveva in circolo
furiosamente
disperatamente
sempre aspettando Camilla
da quel balcone ingombro di
carte appallottolate
-Pirandello metteva su il caffè
la mattina presto
poi si infilava in bagno
per evitare Saroyan &
il suo insulso chiacchierare
di favole & sole
-a Céline bisognava passarlo
da sotto la porta
solo le sue donne potevano
entrare
-Hemingway spuntava per
pranzo
portando pesci & storie
difficili da credere
-tutti a tavola
con Miller che chiedeva
prestiti alle pance piene
e sognava solo di fuggire
-nella stanza accanto Kerouac
e gli altri
tenevano la musica alta
e
riuscivano a far incazzare
tutti
essendo solo se stessi
-Bukowski si svegliava
solo dopo mezzogiorno
pieno doposbronza
qualche volta andava
da Čechov il dottore
che si faceva pagare
in storie
-i russi erano scorbutici
si ficcavano sempre nei guai
discutevano per ore
diventavano saggi per
pomeriggi interi
prima che Dostoevskij prendesse il cappotto logoro
per andare a donne &
roulette
-Baudelaire scriveva
lunghe lettere alla madre
quando faceva sera
e Kafka tornava stanco
affranto
io chiedevo –Ragazzi,
che si fa stasera?
tra tutti
Rimbaud era quello
con cui uscivo per discutere
ma a lui interessava solo
vivere
e te lo insegnava anche
coi suoi scarponi rotti
incrostati di fango
a nascondere
i suoi 16 anni
-la sera nell’hotel
diventava una notte
che non finiva mai
arrossata dal vino
riempita di urla e canti
temuta e scopata
rischiarata da tante
lampade accese
dita bevute & dolorose
a toccare quelle pagine
che io poi ritrovavo
la mattina dopo
e che mi permettevano
di
vivere.
Marco Zangari © 2017
www.marcozangari.it
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